AMORE E MORTE

Cominciamo col celebre dipinto “Il Vampiro” di Munch, che abbiamo avuto la fortuna di ammirare quest’anno ad Amsterdam in occasione del gemellaggio dei ragazzi di terza col Liceo classico dell’Oostvarders College di Almere, per presentarvi un accattivante saggio breve, scritto dalla brava e romantica Francesca Merizi di III C.
Buona lettura e buona visione a tutti!

AMORE E MORTE

L’AMORE AI TEMPI DEL MOREA
Del troppo amore
Ci ricordiamo di Empedocle? L’abbiamo studiato a scuola! Nella filosofia pluralista di Empedocle due sole sono le forze cosmiche motrici dell’universo: l’amore e l’odio. Una avvicina e unisce; l’altra separa e distrugge. Ma, senza l’una, non esisterebbe l’altra e, di conseguenza, non esisterebbe proprio nulla.
Si rifletta, dunque: ha davvero valore l’amore, se separato dal suo contrario, l’odio, che nella sua forma più estrema si presenta come morte? O non sono, forse, sono le due facce della stessa medaglia?
Quello di Amore e Morte è da sempre probabilmente uno dei topos narrativi più noti nella produzione artistico-letteraria. Già per la poetessa greca Saffo, l’amore è una sorta di malattia, che annebbia la vista, causa febbre e tremori, “avvicina alla morte”. E così anche Didone nell’Eneide di Virgilio, pazza d’amore per l’eroe Enea, penderà dalle sue labbra, elemosinerà attenzioni e gesti d’amore, avrà gli occhi iniettati di sangue e sentirà la febbre scorrere sotto la sua pelle. Sedotta e abbandonata, solo con la morte potrà porre rimedio all’immenso, insopportabile dolore.
Tante le coppie che, nell’immaginario letterario occidentale, amano e  muoiono: Tristano e Isotta,  Paolo e Francesca (nell’Inferno di Dante), Romeo e Giulietta (nell’omonima tragedia di Shakespeare), Heathcliff e Catherine (Cime tempestose di Emily Brontë), Anna e Vronskij (Anna Karenina di Lev Tolstoj)…

AMORE E MORTE II

Ed anche nel cinema: sia nella produzione d’autore che nell’ultimo filmetto adolescenziale, i grandi amori hanno tutti una tragica fine. Se ad esempio prendiamo in considerazione film come Kill Bill vol.1 e vol.2 del regista Quentin Tarantino, ci rendiamo subito conto di come il filo conduttore del film, la vendetta, spietata ragione di vita della protagonista (moderna Medea), può essere tale solo perché a commettere la colpa è stata la persona amata.
Ma io mi chiedo: l’amore che ferisce ed uccide è ancora amore? Ed è amore l’accettare passivamente e senza reagire la violenza di colui che pensiamo di amare? O non è, piuttosto, un’ossessione? Una forma patologica e come tale da curare? Perché, in questo caso, si amerebbe troppo, si amerebbe fino all’annullamento di se stessi: ma ciò può accadere solo quando non ci si ama abbastanza. E se non ci si ama, come si può costruire un rapporto “sano”, non malato con un’altra persona? Robin Norwood, nel saggio “Donne che amano troppo”, distingue gli amori in “sani” e “malati”: chi “ama troppo” l’altro non ama se stesso, è vittima di una patologia autodistruttiva… Ed anche io credo che l’amore dovrebbe renderci felici, ma anche migliori, avvicinarci, se non a Dio, ad una dimensione spirituale di serenità… Ricordate quel che cantavano i poeti stilnovistici? “Venne da cielo in terra a miracol mostrare….” L’amata è un angelo, una creatura divina, salvifica dispensatrice di beatitudine… Certo, poi, nella vita reale, nessuno degli stilnovisti ha sposato la sua donna angelo: il che qualche sospetto me lo fa venire. Vuoi vedere che è solo uno dei tanti motivi letterari? Predicavano bene (sulla carta!), e razzolavano male, gli stilnovisti, che cantavano monna Vanna o Beatrice, divine intelligenze, ma si lasciavano intrappolare in matrimoni di convenienza (spinti da interessi economici o giochi di potere): la tomba di qualunque romanticismo! E allora, come potremmo fidarci di poeti che hanno rinnegato i loro stessi principi?

AMORE E MORTE III

Amare troppo, fra l’altro, non è possibile. O si ama o non si ama affatto, l’amore non si misura. Mantenere una propria individualità nella coppia dipende dal carattere e dal temperamento di una persona. Coloro che nella vita sono deboli e facilmente influenzabili, così saranno in amore. Altri, determinati e più forti, riusciranno ad amare senza farsi inghiottire completamente dall’altro. Ad essere una coppia sì, ma non una cosa sola, a condividere, scambiare e passare una vita assieme senza diventare l’uno il centro dell’universo dell’altro. E nell’essere consapevoli che si verrà feriti, a volte ci si sentirà morire, perché l’amore è anche questo. Nel momento in cui non si è più soli, nel momento in cui c’è il confronto con un altro essere umano, la delusione e la sofferenza sono dietro l’angolo. Ma se è amore, ne vale la pena, perché se non si mettono da parte per un momento la ragione, la logica… non c’è neanche una possibilità di essere felici davvero. Non solo accontentarsi di essere tranquilli, sereni, come lo si può essere in una relazione con qualcuno che si apprezza, si rispetta, ma non si ama. Felici e disperati, come solo l’amore vero può rendere.
Francesca Merizi, IIIC

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