IL TEATRO: PONTE TRA CULTURA ED EMOZIONI


"La cultura è un bene comune primario, come l’acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti": queste le sublimi parole del noto maestro Claudio Abbado, direttore per diversi anni dell'Accademia romana di Santa Cecilia. Andare a teatro è ,senza ombra di dubbio, un'esperienza culturale portentosa, a maggior ragione per un classicista, per il quale rappresenta, tra le altre cose, un'occasione per misurarsi con gli antichi usi e costumi dei popoli con cui, giorno dopo giorno, convive e che si accinge a conoscere sempre più a fondo. Il due marzo alcuni Moreani, tra cui un cospicuo gruppo di studenti di III A, si sono recati, accompagnati dalle prof.sse Lasalandra e Brattico, nella città di Bari presso il teatro Petruzzelli, reinaugurato nel 2009 dopo l'incendio doloso del '91, per assistere alla prova generale di "Manon Lescaut", nell'ambito del progetto "Morea all'opera". 


Essa fu composta da Giacomo Puccini tra l'estate del 1889 e l'ottobre del 1892 e prese spunto dal saggio "La storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut" di Antonine-Francois Prévost. Il libretto dell'opera fu curato dal compositore verista Ruggero Leoncavallo, oltre che dai più celebri Illica e Giacosa, che firmarono la maggior parte dei libretti pucciniani, tra cui “Boheme” e “Madama Butterfly”.  


Puccini desiderava, infatti, che ogni libretto fosse strutturato in modo da avere come personaggio centrale un'eroina, intorno alla cui figura doveva ruotare l'intero dramma. È, pertanto, molto particolare prestare attenzione al ruolo della donna nell'ottica pucciniana. La donna, infatti, è messa in risalto dal compositore, poiché è proprio lei che deve abbracciare il topos letterario posto alla base dell'opera, che in Manon Lescaut risulta essere la contrapposizione affine tra Eros e Thanatos, amore e morte. 


La protagonista​ dell’opera è Manon, giovane donna promessa sposa a Geronte di Ravoir, ma innamorata di Des Grieux, studente locale. Una della parti più suggestive e commoventi dell'opera è sicuramente l'incontro dei due che, insieme, vanno contro il loro crudele destino. Manon e il suo amato saranno, infatti, vittime della siccità nella deserta campagna americana di New Orleans, che farà poi da cornice ad un altro dei momenti più drammatici dell'opera e cioè quando la donna, sulle note della struggente aria "Sola, perduta,abbandonata” si consegna alla morte tra le braccia di Des Grieux. Quello che trapela e stupisce è soprattutto la semplicità della storia raccontata dall'opera, che vede protagonisti personaggi della vita quotidiana e tratta situazioni familiari e non fantastiche, come era prassi nel periodo verista. La composizione dell'armonia e della melodia è caratteristica di Puccini e in alcuni tratti potrebbe anche ricondurre alle stesse opere sopracitate. E' proprio del compositore l'utilizzo di tonalità minori e di alterazioni, che puntano alla crescita della tensione fino alla catastrofe finale, traducendo il tutto in un climax di emozioni sempre più forti e drammatiche. Caratteristico dell’opera è l'intermezzo, in cui i due amanti dovrebbero suggellare il loro amore: in quel momento, la musica toglie il posto alle parole ed è capace di scalfire anche i cuori più duri.


Alcuni degli spettatori erano abituati ad esperienze teatrali, mentre altri si sono trovati catapultati in questo immenso mondo, che si è rivelato ospitale e molto piacevole da scrutare e scoprire. Il teatro corrisponde alla verità e cattura lo spettatore, che molte volte si ritrova incluso nella scena grazie anche agli stessi attori, in grado di comunicare emozioni che non sempre si è capaci di esternare, poiché sono così forti da essere intraducibili a parole. Un elogio particolare alla brillante Maria Pia Piscitelli, interprete di Manon, per essere stata capace di comunicare le emozioni dell’amore struggente tra lei e l’innamorato, intrisi di rammarico e sensi di colpa. È stata un’esperienza sicuramente molto bella e particolare, attraverso la quale si può affermare che la cultura non è solo astrattismo che va studiato su pagine ingiallite di libri lesi dallo scorrere dei secoli, ma è anche il mezzo che solletica le corde delle emozioni e le detta al cuore. In conclusione, è doveroso il plauso agli ideatori di tale iniziativa, fondamentale anche per sfatare, tra i più giovani, il luogo comune secondo cui a teatro ci si annoia! I moreani hanno capito che il teatro è ben altro, è luogo del sapere e quindi da ritenersi sacro. Varcare la sua soglia vuol dire immergersi in un mondo quasi surreale, fiabesco... o forse, come sostiene O.Wilde in "Il ritratto di Dorian Gray", del più che reale!


Terry La Ghezza, III A
Teresa Spinelli, III A 
Francesca Poli, III A

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