L’AMORE A DISTANZA

ERI TROPPO LONTANO…
Se magari fossimo stati più tempo insieme, se ci fossimo conosciuti meglio prima di compiere un passo più lungo della gamba, se, magari fossimo stati più grandi, o se, semplicemente, le cose fossero andate diversamente… Forse ora ci chiameremmo ancora tutti i giorni, forse non avremmo paura di parlarci.

Tutti questi “forse” , tutti questi “se” oramai mi tormentano da un po’…. Ad essere sinceri avverto un leggero timore nello scrivere ciò che ho provato su un blog pubblico, ma ho bisogno, davvero bisogno, di conoscere qualcuno che condivida i miei pensieri. Come si può stare lontani dalla persona che si ama? Come possono 400 km di distanza privare una ragazza o un ragazzo di 16/17 anni della possibilità di amare, toccare, godersi la persona a cui tiene di più?
Mi sarebbe piaciuto crederci per davvero: ma così non è stato. Come ovviamente avrete già capito, non credo nelle relazioni a distanza. Semplicemente non credo che una ragazza della mia età possa stare lontana da chi ama: è davvero troppo da chiedere. Credo infatti che, come direbbe il personaggio di Lady Maryon in Robin Hood, la distanza non faccia altro che distruggerlo, l’amore; lo sgretola pezzo per pezzo finché rimane solo un disgustoso senso di amarezza, che ti fa dire: “A saperlo prima, non mi ci sarei mai buttata”.

Sì, è vero che le distanze con le tecnologie si sono accorciate, che sentirsi e vedersi, tramite Skype o Facebook, è uno scherzo (che ci vuole?), ma che cosa sono dei pixel in confronto ad un sorriso vero? Che cosa sono dei messaggi in confronto ad una carezza? Nulla, non sono nulla.
Un ragazzo alla nostra età cerca certezze, stabilità e non è di certo stabile accorgersi che la propria anima gemella abita in un paese dall’altra parte dell’Italia. Ma come facevano i trovatori del Medioevo ad innamorarsi di qualcuno che non avevano mai visto? Come faceva Jaufré Rudel ad amare una donna mai vista, un “amore di terra lontana” a cui dedicava i suoi versi? Ma… Può un amore essere lontano? Ecco, io sono d’accordo con Antonio Fogazzaro che scrive che l’amore non è cieco, bensì solo presbite, perché più ci si allontana e più si vede con chiarezza. All’inizio, quando si sta insieme tutti i giorni, tutto sembra perfetto e roseo. E’ quando bisogna tornare ognuno alla propria città che comincia la vera prova; però sai di non poterci fare nulla. Proprio allora cominciano le paure e i dubbi, che sono la parte peggiore di tutta la trama. I dubbi, infatti, sono infidi e ti mangiano a poco a poco il cervello, fino a quando non sei costretto a scappare. Io sono scappata, non ho lottato, ho semplicemente avuto paura. Sono un po’ lo Jacopo Da Lentini della situazione, che non crede negli amori a distanza, perché “gli occhi prima generano l’amore e il cuore gli dà nutrimento”: non si può amare chi non si vede!… Certo, ci sono le eccezioni, sostiene il Notaro, ma l’amore folle nasce dagli occhi: “Ben è alcuna fiata om amatore/ senza vedere so ’namoramento,/ ma quell’amor che stringe con furore/ da la vista de li occhi ha nas[ci]mento.

Davvero, ammiro con tutta me stessa quelle persone che ci riescono, che riescono ad amarsi, nonostante il mare e le montagne, ma … Come si fa? Come fanno queste persone ad annullarsi totalmente per amore dell’altro? Perché, alla fine, capita proprio questo: si tengono a distanza gli amici per la gelosia, si rinuncia ad andare in discoteca per paura che l’altro ci stia male, trascurando così la quotidianità, rimanendo a casa di fronte ad un computer solo per vedere la persona che si ama, l’unica cosa che manca davvero in un puzzle. Non è giusto privarsi della vita a quest’età … Attraverso i social network o Skype chi si ama da lontano non può imparare a conoscere tutto di una persona: non impara a conoscere come e per cosa sorride, non riesce a capire quando mente e quando dice la verità. È pur vero che con un pc fra le mani è tutto molto più semplice … Ma anche più falso: se la gente riesce a mentire guardandosi negli occhi, chissà come deve essere facile con uno schermo davanti al viso.
Come cantavano Le Vibrazioni, “Vieni da me per rivivere ancora quei giorni di incantevole poesia … ed è guardando le stelle che m’innamorerò di tutte le cose belle che ci sono già, ma che fanno paura perché siamo fragili”. Forse ero io, forse eri tu o forse eravamo entrambi troppo fragili… Questi “forse”, però, mi hanno stancata: non sarebbe potuto essere nient’altro, altrimenti lo sarebbe stato. Il problema è che tu eri troppo lontano…
Sonia De Marzo, IIIB
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