"NON PER ODIO, MA PER AMORE". ANTIGONE SOVVERSIVA.

Quante volte vi hanno detto che il Greco e il Latino (e tutto ciò che in queste lingue è stato scritto, in primis miti e tragedie) non hanno e non avranno mai una qualche utilità pratica nella vita di ogni giorno e che sono lingue morte? Quanti di voi sono sicuri che lo studio del Greco e del Latino non valga le pene di tutti i “classicisti”, che ogni giorno versano “lacrime e sudore”, traducendo e commentando testi classici? Forse tanti.
Ebbene, permettetemi di dissentire. Io, che ormai faccio parte di questo mondo “a parte” di studenti del classico, non sono affatto d’accordo. Permettetemi di parlarvi della prof.ssa Paola Ingrosso (ricercatrice confermata presso l’Università degli Studi di Bari), di quello di cui ha parlato, rivolgendosi a noi, studenti del Morea, e ad un gruppo di futuri liceali provenienti dalla Scuola Media Carelli-Forlani, il 6/02 nelle sale del Castello di Conversano, ma soprattutto permettevi di provare a trasmettervi la passione con cui la professoressa ci ha offerto una analisi del mito di Antigone, un mito di cui ci ha trasmesso l’attualità, “raccontandocene” le riscritture moderne e contemporanee.

Perché il mito non è mai qualcosa di statico, è una spirale che si avvolge su se stessa, il mito ha corsi e ricorsi da cui trae sempre nuova vita.
Antigone è una donna che non esita ad opporsi alla legge della città, emanata dal re Creonte, pur di dare degna sepoltura al corpo di suo fratello Polinice, che contro la sua stessa città ha combattuto: disobbedisce “per amore”, con determinazione. La prof.ssa Ingrosso, dopo aver analizzato la figura di Antigone nell’omonima tragedia di Sofocle, ha esaminato le diverse sfaccettature della fitta ricorsività del recupero di Antigone nel Novecento: da Bertolt Brecht, che nel 1948 compone una Antigone ispirata a quella greca di Sofocle e che porterà in scena in Svizzera (ma l’opera è aperta da una “prefazione” nella quale contestualizza la storia: Creonte, il tiranno tebano, sarà l’Hitler greco, il coro dei Tebani, saranno i borghesi sostenitori di Hitler, Tebe sarà le Germania, e così via) a “L’Antigone di Berlino” di Rolf Hochhuth del 1963, ispirato alla storia vera di Rose Schlesinger, ghigliottinata a Berlino il 5 agosto 1943, per aver sottratto dall’Istituto di Anatomia il cadavere del fratello e averlo sepolto nel cimitero degli Invalidi (è incredibile come la realtà abbia riprodotto a vicenda mitica!). Ma Antigone ha un suo spazio anche in “Spettri, miei compagni” di Charlotte Delbo, sopravvissuta ai lager, e, soprattutto, in “Mia sorella Antigone” e “Generazioni” di Grete Weil, in cui il mito è funzionale a raccontare la “ferita della sopravvissuta” alla Shoah. E, dunque, i riusi letterari di Antigone sono funzionali a rappresentare e interpretare la dittatura nazionalsocialista, la guerra e l’eccidio, rappresentando la figlia di Edipo come simbolo della ribellione non violenta o determinata o come eroica vittima sacrificale.

Ma, come abbiamo detto, il mito si riavvolge su se stesso e si riscrive, rigenerandosi e acquisendo nuova vita. Ed ecco che, negli anni Settanta, Antigone “cambia”, e diventa “sovversiva”, simbolo, proprio in Germania, del terrorismo che si oppone al nemico capitalista. Motivo per cui in un episodio del film “Germania in autunno” (1978) si discute se si possa trasmettere un’Antigone in televisione, mentre il terrorismo rosso imperversa per le strade tedesche e mentre ci si interroga dove dare sepoltura (nessuna città tedesca era disponibile ad ospitarne le spoglie) e onori funebri a tre terroristi della Raf “suicidatisi” nel carcere di Stammheim…

E, dunque, il mito sarebbe “morto”? Pensiamoci: il dilemma di Antigone non è vivo ancor oggi ogniqualvolta si espone un cadavere, anche sui media o social network? Ed il corpo di un nemico (pensiamo al cadavere di Mussolini o, più recentemente, a quello del dittatore Gheddafi) ha diritto comunque al rispetto agli onori funebri, nonostante sia “nemico della città”? Pensiamo al corpicino innocente del piccolo migrante naufragato: non è ancora una volta “Polinice”?

Ogni volta che affrontiamo il problema della sepoltura e degli onori dovuti ad un defunto, non dobbiamo scegliere se essere Antigone o Creonte?

Ecco, amici: il mito è ancora vivo.
Antonella Sasanelli, III C
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