UN VIAGGIO TRA PASSATO E…PASSATA (DI POMODORI!)
A POMPEI

Dopo un intenso viaggio, durato circa quattro ore e allietato da cori spiritosi quanto acuti, siamo giunti a Pompei: la prima meta del nostro tour campano.
Ad accoglierci, in quella che si può definire una vera e propria “capsula del tempo”, vi era la guida Daniela Mantice, che ci ha permesso di compiere un salto nel passato di ben duemila anni.
All’inizio, ci è stata fornita qualche nozione formale sull’eruzione che ha sorpreso l’antica città nel 79 d. C. e sull’itinerario che avremmo effettuato di lì a poco; successivamente abbiamo osservato con i nostri occhi gli aspetti della civiltà romana studiati durante l’anno.
Dopo secoli di inattività, la notte tra il 23 e il 24 agosto del 79 d.C., il Vesuvio eruttò con estrema potenza. Polvere, cenere e lapilli seppellirono Pompei sotto uno strato di circa sei metri. Nell’attuale sito archeologico, ogni cosa sembra rimasta immobile: abbiamo potuto apprezzare la città, così come si presentava agli antichi abitanti poco prima della catastrofe, quasi come una bottega col cartello “Torno subito” affisso sulla sua vetrina dal proprietario che, in realtà, non si è più ripresentato. Nel XVIII secolo, quando iniziarono gli scavi per riportare alla luce la città sepolta, vennero eseguiti calchi in gesso, grazie ai quali siamo riusciti a scorgere ogni particolare dei corpi contorti dagli spasimi della morte: l’espressione del volto, le pieghe dei vestiti e le posizioni rattrappite…

Percorrendo via dell’Abbondanza, la strada principale, è stato possibile distinguere chiaramente i solchi lasciati dai carri.
Ricevuta qualche breve notizia sui thermopolia, snack bar di duemila anni fa, ci siamo diretti verso la Casa del Menandro, residenza imperiale di Poppea. La domus presentava ogni peculiarità delle antiche abitazioni romane. Due scheletri, che giacevano un po’ in disparte, hanno attirato da subito la nostra attenzione. La dottoressa Mantice, quasi ci avesse letto nel pensiero, ci ha spiegato cosa fosse quel “mistero” che ci aveva tanto incuriositi: erano due ladri che, con un piccone, avevano bucato le pareti dello stabile per accedervi, ma anche loro, come buona parte dei pompeiani, erano stati travolti dalla furia del vulcano ed erano morti asfissiati. Il crimine non paga!
Più tardi, abbiamo proseguito il tragitto, spingendoci fino alle terme pubbliche e al teatro, dove si svolgevano non solo balletti e pantomime, ma anche esecuzioni capitali.

Il giro si è concluso nel foro, il centro della vita commerciale, culturale, politica e religiosa.
Terminata la nostra visita, abbiamo sbocconcellato i nostri pranzi al sacco in un’area attrezzata all’interno di quell’enorme museo a cielo aperto. Rifocillati ed entusiasti, ci siamo sistemati nuovamente in pullman per la nostra prossima meta: Napoli.
LUDOVICA STRIPPOLI, IB
Foto di FRANCESCA TAURO, IB

VEDI NAPOLI E…
Nel pomeriggio del primo giorno ci siamo recati nella città di Napoli per una visita a piedi del centro cittadino e per osservare gli esterni di alcuni edifici, tra cui il Maschio Angioino, uno storico castello medievale, nonché uno dei simboli della città di Napoli, la Galleria Umberto I, il teatro San Carlo, un teatro lirico di Napoli e inoltre uno dei più famosi e prestigiosi del mondo, Piazza Plebiscito, una delle più grandi piazze Italiane, e la chiesa di San Francesco di Paola, una basilica minore napoletana. Dopo questa breve visita, abbiamo potuto gustare uno dei prodotti della gastronomia italiana più conosciuti al mondo: la pizza, di cui Napoli è la patria per eccellenza.

Il secondo giorno, venerdì 6 maggio, nel tardo pomeriggio siamo tornati a Napoli per visitare la cappella San Severo o di Santa Maria della Pietà, che ospita capolavori scultorei come il Cristo Velato di Giuseppe Sammartino, Via dei Tribunali, le botteghe dei presepi nei pressi di Spaccanapoli e infine il Duomo della città.
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Il terzo ed ultimo giorno, sabato 7 maggio abbiamo visitato il Museo di Capodimonte, ricco di opere di artisti famosi, tra cui Caravaggio, e per ultimi la Certosa di San Martino, uno dei massimi complessi monumentali della città, e Castel Sant’Elmo, un castello medievale adibito a museo, da cui abbiamo potuto godere di un panorama meraviglioso, con la vista di tutta la città di Napoli.

CHIARA CIELO MELE, IB
Foto di FRANCESCA TAURO, IB
… E POI BAIA!

Baia è un parco sottomarino protetto, situato a nord del golfo di Napoli. La particolarità di tale zona è legata al fenomeno vulcanico del bradisismo che ha interessato da sempre l’intera costa nord dell’area napoletana. Tale fenomeno ha provocato movimenti verticali dell’area, che hanno causato, negli ultimi 2000 anni, l’inabissamento della linea di costa romana di circa 6/8 metri. Molto suggestiva è proprio l’esperienza di poter osservare, a bordo di un battello dalla chiglia trasparente, mosaici, tracce di affreschi, statue, resti di abitazioni patrizie e residenze imperiali, circondati dalla fauna e dalla flora marina. Si può assaporare l’ebbrezza di fare un giro virtuale con la macchina del tempo, che ti proietta nella vita dei romani, nella loro quotidianità e nella loro cultura; una vita di agio e sfarzi, dove l’arte e i materiali preziosi non potevano assolutamente mancare.

L’atmosfera romana si coglie in quegli attimi quando, immersi sotto il livello del mare, si perde quasi la cognizione spazio- temporale.
Tra gli abissi si può notare il Ninfeo di Punta Epitaffio, il Triclinium, nonché la sala da pranzo con i banchetti, e le statue risalenti all’epoca dell’imperatore Claudio; nella zona archeologica, invece, il Tempio di Mercurio con il Frigidarium, il tempio di Diana e quello di Venere con una piscina all’aperto e la Villa del Protiro. Per preservare dall’effetto della corrosione importanti reperti storici, è stato necessario spostare alcune statue nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei. L’esperienza di osservare con attenzione ed andare alla ricerca con lo sguardo di testimonianze della città sommersa, ti permette di sentirti, per un breve arco di tempo, un vero e proprio archeologo nel corso di un’immersione subacquea. Tale emozione è amplificata dalla oscillazione del battello e dalla pressione che si avverte sulla testa. Inoltre, guardando attraverso gli oblò dotati di vetri estremamente resistenti e lenti di ingrandimento, si avverte la sensazione di poter toccare il fondale marino. Solo risalendo in superficie, a bordo del battello, è possibile metabolizzare l’incredibile esperienza appena vissuta.
SERENA PASQUALINO, IB
Foto di FRANCESCA TAURO, IB

IN CERCA DELLA SIBILLA: CUMA

Il pomeriggio del 6 maggio, dopo aver ammirato le bellezze di Baia, abbiamo visitato il Parco Archeologico di Cuma, con la nostra guida. E’ il più antico dei Campi Flegrei e fu istituito nel 1925 circa, limitatamente ad una parte dell’Acropoli.
Gli storici indicano in Cuma la più antica e settentrionale colonia della Magna Grecia; venne fondata attorno al 730 a.C. dai Greci, in quanto era considerata come un’ottima base di partenza per le rotte verso l’Occidente e verso il Nord, data la sua posizione. Però nel 334 a.C. ottenne la cittadinanza senza diritto di voto, diventando quindi parte dello Stato romano. Il processo di romanizzazione si compì in breve tempo e fu accompagnato, come di consueto, dalla realizzazione di edifici caratteristici del mondo urbano romano. La vita della cittadina di Cuma durò numerosi anni, durante i quali si sono avvicendate popolazioni e civiltà, finché venne distrutta nel 1207 per mano delle armate di Napoli.
I ritrovamenti più antichi, del periodo della fondazione, consistono in una vasta necropoli. Oltre alla necropoli, le tracce più antiche sono quelle relative a un tempio, probabilmente dedicato a Hera, e alla cinta muraria. Qui rimangono resti del tempio di Apollo nella terrazza inferiore e, sulla cima, di un tempio attribuito a Giove (o a Demetra), adattato poi alla basilica cristiana. Ai piedi della rocca si apre una galleria, detta Antro della Sibilla, costruita a scopo militare dai Sanniti, dei quali è stata rinvenuta anche una necropoli. Nella città bassa rimangono resti del foro, su cui si affacciavano un tempio e alcuni edifici termali.

ALESSIA SALIS, IB
Foto di FRANCESCA TAURO, IB
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