BENVENUTI A TEATRO, DOVE TUTTO E' FINTO E NIENTE E' FALSO

Oggi noi ragazzi del Simone-Morea di Conversano abbiamo messo in stand-by i cellulari e, forse, anche un po' le nostre vite, come non succede spesso e come può succedere solo a teatro, quando le luci si spengono e si entra in un'altra realtà che non è la propria. Ci aspettavamo di ritrovarci nel 206 a.C, a Roma, nel bel mezzo di una commedia plautina, e invece ci siamo ritrovati nel 2018, al Kismet di Bari, perché è stato Plauto a venire da noi. Vi chiederete: "Plauto?". E io vi rispondo: "Sì, Plauto". O meglio, non proprio lui, ecco, però vi assicuro che il suo spirito c'era tutto. C'era il suo plurilinguismo, c'era la sua "popolarità", c'era la tragicommedia, persino le maschere del suo tempo in alcune espressioni studiate dagli attori. C'era, soprattutto, il suo voler intrattenere il pubblico e basta. Penso infatti che Plauto non volesse insegnare qualcosa, non volesse sembrar giusto, buono, un grande intellettuale: credo volesse solo allontanare per qualche ora i Romani dalle loro vite, dai problemi, dal lavoro e strappar loro una risata. Ed è per questo che piaceva tanto e, soprattutto, è per questo che piace ancora.
"Anfitrione" è un'opera che potrebbe benissimo esser stata scritta ieri, date le risate che genera quando la si legge. Per di più la regista, Teresa Lodovico, ha scelto di riscrivere ed attualizzare le varie scene, affinché le sentissimo ancor più "nostre". Dopotutto anche le opere di Plauto erano riscritture di originali greci. Questa operazione di trascrizione ha fatto si che la trama dell'opera subisse importanti cambiamenti e prendesse una piega moderna pur restando la stessa. Ed ecco che la vicenda viene collocata in una Tebe che somiglia ad una città del Sud, dove in un conflitto a fuoco tra famiglie rivali avvengono le tragedie di cui siamo soliti sentir parlare ai telegiornali. Animano la vicenda canzoni e dialetti napoletano, barese, foggiano, romano, scene direttamente tratte dal celebre "Gomorra". Un'arma vincente, se ci aggiungiamo la comicità degli equivoci, dei "simillimi", il cast brillante composto da Michele Cipriani, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola, Giovanni Serratore, Demi Licata, Irene Grassi e le musiche dal vivo di Michele Jamil Marzella.
La Lodovico voleva far rivalutare i classici dalle persone, sradicare l'idea sbagliata secondo la quale siano noiosi, superati, non attuali, e penso sia riuscita appieno nel suo intento. Anche se, secondo noi, "Plauto è proprio un gran figo" 😉 così com'è. E' ciò che rapisce dei grandi del passato: prendono i sentimenti, le situazioni, i vissuti e con le loro parole li rendono senza tempo, perché gli uomini, in fondo, non cambiano mai. Ticiana Cobo, III B, Morea.

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