TESTIMONIANZE DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE. PARTE I: TURI
Palazzo Marchesale - Turi
Ecco il frutto del lavoro di noi, ragazzi di Turi.
ANGELA CAPONE, nata a Turi il 20 Novembre 1926 (nonna di Rosemary Radogna):
Al tempo della Seconda guerra mondiale, ci si svegliava alle sei e mezza del mattino e si andava a dormire alle otto della sera. Ad annunciare il coprifuoco per tutto il paese suonava una tromba, dopo di che venivano spente le luci e chiuse le finestre. Ad assicurarsi che tutti dormissero era un soldato che passava ogni sera per le case del paese. Erano tempi duri e molti degli alimenti primari erano costosi, tra i quali il sale, che era molto raro, e nonna Angela lo acquistava grazie alla conoscenza di un uomo ricco che andava a Bari per comprarlo. Ogni mese bisognava andare al Comune per ritirare una carta, la tessera annonaria, sulla quale c’era scritta la quantità di cereali e farina che si riceveva in base al numero di figli, ma molto spesso non bastava, e per pranzare e cenare si raccoglievano erbe selvatiche dai propri orti, che per la maggior parte erano di piccole dimensioni e situati nella parte anteriore della casa...
Il nonno Leonardo ci racconta che in quel periodo c’era una situazione di povertà assoluta. Ogni famiglia aveva una tessera, con la quale si poteva prendere solo una certa quantità di pane al giorno.
Chi commetteva qualcosa contro le regole dettate dai soldati, veniva rinchiuso nella prigione che si trovava sotto la chiesa di San Giovanni.
Il caro nonno ricorda anche che ciò che faceva la differenza tra le famiglie era la situazione economica e i soldati erano ben disposti solo verso le famiglie benestanti. Le donne erano oggetto di piacere per i soldati, che non avevano intenzione di trovare moglie, ma solo una fanciulla accondiscendente come passatempo...
GIULIA SPINELLI, nata nel 1934 (nonna di Mariavittoria Coppi):
La signora Giulia ci dice, sorridendo giovialmente: “Io avevo 6 anni, mamma andava a lavorare e io andavo a prendere l’acqua per cucinare dalle fontane di Palazzo Marchesale, a Porta Nuova, e vedevo i tedeschi che andavano su dalla Marchesa con tutti i feriti. Infatti un'ala del palazzo era stata adibita ad ospedale militare durante la guerra. I nobili buttavano giù dei cioccolatini ai bambini: per guardarli, una volta non portai l’acqua a casa e quando tornò mio padre, si arrabbiò e mi picchiò. Quando, però, non c’era più acqua alle solite fontane, in tempi di guerra andavamo a prenderla dalla Marchesa, proprio all'interno del palazzo. Con l'infuriare del conflitto, quando sentivamo i bombardamenti aerei, mia madre prendeva delle coperte e ci portava a Porta Rossa. Da lì vedevamo gli aerei colpire.
Dato che non c’era lavoro, ci davano una tessera e con quella potevamo ottenere una fetta di pane al giorno. Nei giorni in cui non c’era la legna per cucinare il cibo che mia madre portava, lei andava in campagna a piedi per prendere dei tronchi di faggio secco. Quando i tedeschi erano in giro, noi non uscivamo, perché avevamo paura e li trovavamo superbi: quando parlavano, lo facevano in modo veloce e non si capiva niente. Alla fine i tedeschi occuparono il castello della Marchesa...
Palazzo Marchesale, Porta Nuova - Turi
Dato che non c’era lavoro, ci davano una tessera e con quella potevamo ottenere una fetta di pane al giorno. Nei giorni in cui non c’era la legna per cucinare il cibo che mia madre portava, lei andava in campagna a piedi per prendere dei tronchi di faggio secco. Quando i tedeschi erano in giro, noi non uscivamo, perché avevamo paura e li trovavamo superbi: quando parlavano, lo facevano in modo veloce e non si capiva niente. Alla fine i tedeschi occuparono il castello della Marchesa...
INTERVISTA AI NONNI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
GIANNI: Perché è scoppiata la seconda guerra mondiale?
NONNO: Bella domanda! La guerra scoppio' perché l’Europa, dal primo dopoguerra fino alla fine degli anni ’20, versava in
condizioni drammatiche: aveva perso tutti i mercati in Estremo Oriente ed
in America latina, si era indebitata con gli USA, i quali avevano fornito, durante la Grande Guerra, svariati soccorsi.
NONNA: Bisogna aggiungere a questo quadro che ha esposto tuo nonno, altri eventi
che causano il
secondo conflitto mondiale. Prima di tutto il cambiamento della società. Siamo in
presenza di una vasta mobilitazione di massa, che parte dalla crisi dei
sistemi parlamentari precedenti.
GIANNI: Nonna, non parlare in maniera incomprensibile,
spiegati meglio!
NONNA: Va bene,
cercherò di semplificare. La
maggiore politicizzazione delle masse, in questa circostanza storica, in cui le masse stesse agiscono “di pancia” e non con la testa porta,
prima o poi, all’instaurarsi di regimi autoritari.
Infatti, in molti
paesi, come Ungheria, Spagna, Polonia e
Portogallo e più
tardi Italia e Germania, si instaurarono dittature.
In Italia lo
stato liberale, portato ad un vertice notevole da Giovanni Giolitti, crollò e negli anni ’20 comparve il fascismo.
NONNO: Due furono i bagliori di guerra. L’impresa
etiopica, che vide l’aggressione fascista dell'Etiopia, e la guerra civile spagnola
(1936-1939). Io sono nato
nel 1936 e
perciò quest'ultima è una
data che non
posso dimenticare. La guerra
civile spagnola può essere considerata come la prova generale della seconda guerra
mondiale, in quanto si configura come un conflitto sul piano internazionale tra fascismo e antifascismo e anche per il suo carattere di
crudeltà e di distruttività. Nella guerra di Spagna furono
sperimentati nuovi mezzi bellici, in
particolare nell’aviazione. Una cittadina
della Spagna settentrionale, Guernica, fu rasa al suolo da aerei
tedeschi.
NONNA: In merito a questa cittadina ti voglio raccontare un
fatto molto interessante. Pablo Picasso rimase molto colpito e amareggiato dalla
distruzione di Guernica e dipinse, in breve tempo, un’opera intitolata, appunto, come la città, in bianco e nero perché il pittore vide
rappresentare gli scempi della guerra dai giornali che allora erano proprio in
bianco e nero. La scena più interessante è a sinistra della
composizione: rappresenta una madre con il collo riverso in un urlo
disperato, mentre tiene in braccio il figlio morto. L’opera è
considerata una moderna Pietà. Quando, alla fine della guerra, un tedesco
vide quest’opera, la criticò implicitamente con l’artista, che era presente, chiedendo: "Avete fatto voi questo orrore, maestro?”. Al che Picasso rispose seccamente: “No, voi”.
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